La rilevanza epidemiologica delle malattie di fegato in Italia è notevole: si stimano in circa 1 milione le persone con infezione da virus B e in circa 1 milione e mezzo i soggetti con infezione da virus C.
In Italia, dati ISTAT del 2000, indicano più di 21.000 decessi annui a causa di cirrosi o tumore del fegato. Mentre negli ultimi anni la mortalità per cirrosi appare in riduzione, in relazione ai progressi terapeutici e preventivi, la mortalità per tumore del fegato continua ad aumentare.
II nostro Paese presenta valori di mortalità per cirrosi epatica tra i più elevati nell’Europa occidentale che si attestano su una cifra media di 20 decessi ogni centomila abitanti, circa 55 decessi al giorno.
Questo dato contrasta con quello sulla mortalità generale che è, in Italia, tra i più bassi, tra i principali Paesi industrializzati del mondo.

Inoltre, se si confronta la mortalità per cirrosi con il tasso di letalità di altre malattie croniche assai diffuse, come quelle cardiovascolari, metaboliche, polmonari o renali, si scopre che la cirrosi epatica in Italia incide soprattutto nella fascia di età giovanile-adulta, cosa che comporta enormi costi sociali, diretti ed indiretti (perdita di giornate di lavoro, interventi terapeutici super-specialistici, trapianto, etc).

Il virus B in Italia

La situazione epidemiologica e clinica della infezione da HBV in Italia si è profondamente modificata nel corso dell’ultimo decennio.
L’incidenza dell’epatite acuta da HBV riportata dal SEIEVA (Sistema Epidemiologico Integrato per le Epatiti Virali Acute) si è costantemente ridotta, da 10.4 casi/100,000/anno nel 1990 a 2/100,000/anno nel 2000.
Dal 1991 è stata introdotta in Italia la vaccinazione di tutti i neonati e dei dodicenni e ciò ha contribuito a ridurre i contagi.